Il 1903, anno in cui le vendite di velocipedi ebbero il maggior incremento, fu anche l'anno in cui mio nonno decise che i suoi figli avrebbero dovuto dedicarsi agli sport equestri. Come succede in molte famiglie ancora oggi due dei suoi figli decisero che all'insaputa del padre avrebbero seguito la moda e corsero a comprare un velocipede facendosi prestare il denaro da un amico di famiglia, una specie di zio che li aveva visti crescere. Le prime prove furono un disastro a tal punto che rimpiansero di non avere seguito l'ordine del padre. In fin dei conti montare un cavallo poteva anche significare potere sfoggiare una bella divisa, conoscere persone altolocate e, perché no, incontrare delle signorine di buona famiglia, anch'esse indirizzate dai genitori verso gli sport equestri. Mentre entrambi stavano tornando sui loro passi, l'amico di famiglia arrivò con una sorpresa, e i velocipedi diventarono due. Fu così che fratello A, quello più determinato tra i due, sfidò il fratello B: con grandi fatiche riuscirono a percorrere circa 100 metri senza grandi problemi (grande risultato considerando il loro fallimento precedente e soprattutto grande risultato per il fratello B, che vinse la sfida per una manciata di centimetri). Questo aumentò da una parte la voglia di rivincita di A e dall'altra l'autostima, a quei tempi molto bassa) di B. Nacque così una serie infinita di gare che si conclusero una volta a favore dell'uno, una volta a favore dell'altro, facendo loro dimenticare il desiderio del padre che li avrebbe visti tutti e quattro a cavallo.
Nel frattempo ai fratelli C e D, che invece si erano dedicati anima e corpo agli sport equestri, praticamente successe la stessa cosa: cominciarono una lunga competizione che in poco tempo li vide diventare due campioni.
A questo punto fu facile intuire che prima o poi quello che era successo tra A e B e tra C e D sarebbe presto successo tra A+B e C+D: il momento della sfida si stava infatti avvicinando e si sarebbe trattato di uno tra i più straordinari avvenimenti equestri. Non era infatti mai successo che dei velocipedi spinti da dei ragazzi affrontassero dei cavalli in una corsa vera e propria. La distanza sarebbe stata abbastanza breve e per campo di gara fu scelto, grazie alle conoscenze di mio nonno, Piazza San Marco, a Venezia. Tutto era pronto per la partenza, il cannone caricato a salve, la miccia accesa... ma la gara fu dimenticata. La terra tremò leggermente, il campanile di San Marco sembrò vibrare per un attimo e poi iniziò ad afflosciarsi su sè stesso, quasi al rallentatore, sommergendo di detriti la Loggia del Sansovino. La gente, che per i primi istanti era rimasta immobile, cominciò a fuggire in tutte le direzioni e non si accorse che la gara venne vinta dai velocipedi. I cavalli infatti si imbizzarrirono mentre i discendenti dei celeriferi, spinti dagli impauriti A e B, partirono nell'unica direzione loro concessa e superando il Caffé Florian, raggiunsero in breve il traguardo. Una gara inutile perchè solo le sculture equestri della Basilica furono testimoni della loro vittoria.
Può darsi che in questo racconto qualcosa di vero ci sia ma noi ragazzi, ogni volta che lo abbiamo ascoltato, non ci abbiamo mai creduto e ora lo utilizziamo per questo strano concorso poco ippico di Google perché nel riassunto che ne abbiamo fatto compaiono molte volte le keywords proposte: velocipedi ed equestri.
|